Stiamo seguendo le tracce di un leone. Un gruppo di impala in allarme ci avvisa che si trova nei paraggi, udiamo un ruggito lontano che ce lo conferma. Finalmente eccolo laggiù...

 

 

Un giorno da leoni
30 maggio 2016 ... Stiamo seguendo le tracce di un leone. Un gruppo di impala in allarme ci avvisa che si trova nei paraggi, udiamo un ruggito lontano che ce lo conferma. Finalmente eccolo laggiù! Ma riusciamo a vederlo solo col cannocchiale: un maschio dalla grande criniera scura, che cammina nell'erba alta. Viene proprio nella nostra direzione, avvicinandosi lemme lemme. Ora è più vicino... ancora di più... Ora è qui! Proprio davanti a noi! Attraversa la strada e continua il suo cammino senza degnarci di uno sguardo, senza minimamente badare alla mezza dozzina di jeep che nel frattempo gli si è radunata attorno. "È un leone vecchio" ci dice Sage, ma la sua potente muscolatura esprime ancora una forza impressionante. Restiamo a guardarlo emozionati mentre si allontana, imperturbabile e regale, verso l'orizzonte.
Si è fatta l'ora di partire per il parco Chobe. Lungo la strada ecco di nuovo delle tracce: una leonessa, secondo Sage, e forse anche qualche cucciolo. Le seguiamo per un po', senza però grandi aspettative, in fondo oggi abbiamo già avuto un incontro fortunato. Improvvisamente Sage fa una brusca deviazione e... all'erta sotto un cespuglio ecco la leonessa! Sta guardando verso una seconda leonessa che si trova a una ventina di metri. E poi, sotto un cespuglio vicino, vediamo una terza leonessa con dei cuccioli: due... tre... no, sono quattro... cinque... Incredibile, sono dieci! Una vera nursery! Un groviglio di teste, code, pance all'aria, orecchiette tonde, occhi che ci osservano curiosi. Sono tenerissimi. Le mosse guardinghe delle loro mamme indicano che si stanno coordinando per la caccia: infatti vediamo alcune zebre, ignare della loro presenza, che pascolano nelle vicinanze. Il momento è arrivato, anche la terza leonessa lascia i piccoli per andare a disporsi con le altre in modo da accerchiare le prede, mentre i leoncini si disperdono tra la vegetazione. Hanno circa sei mesi e fra loro ce n'è uno che trascina una zampa. Poverino, non avrà una vita lunga. Intanto un aereo turistico passando a bassissima quota ha spaventato le zebre facendole fuggire, così le leonesse sono restate a bocca asciutta. Ma i dieci leoncini reclamano il cibo, bisogna ricominciare la caccia. È la dura vita della savana. 
Eppure non c'è rabbia in questa scena, la rabbia è un sentimento umano. Qui tutto avviene secondo le leggi della natura, che stabilisce i modi e i tempi della sopravvivenza. A noi rimane il privilegio di stare a guardare, spettatori attoniti di un rito che si ripete uguale dalla notte dei tempi...